martedì, 25 settembre 2007

Liste

Cliccando qui si accede alle liste nazionali ufficiali pubblicate su partitodemocratico.it per il nostro collegio, qui si trovano quelle regionali.

venerdì, 14 settembre 2007

Lettera di Giorgio Baudone


Nelle precedenti riunioni mi è capitato di intervenire affrontando il tema del lavoro, considerandolo importante e discriminante tra gli argomenti che il futuro PD dovrebbe tenere presente. Ritengo opportuno ritornare in modo più organico sull’argomento per chiarire meglio il mio pensiero e per tentare di portare un contributo al dibattito sul PD.

Il punto di partenza dei miei ragionamenti è il MANIFESTO DEL LAVORO votato dagli ultimi congressi dei Democratici di sinistra e della Margherita e che costituisce il documento del Forum del Lavoro per il Partito Democratico .

In esso subito si affermache il Partito Democratico deve essere un grande partito del lavoro e rappresentare politicamente il valore del lavoro in quanto massima espressione della personalità, della creatività,dell’ingegno umano oltrechè della dignità della persona. Segue poi una serie di affermazioni tutte condivisibili.Non accettiamo che le donne siano escluse dai livelli dirigenziali…Non accettiamo che cresca il disagio, che si perda la fiducia, che ci si accontenti, che le persone, soprattutto le donne e i giovani, si ritirino verso streategie di sopravvivenza individuali…sino ad un concetto, a mio avviso importante, importante Democrazia nei luoghi di lavoro, nuove e corrette relazioni sindacali, partecipazione attiva delle lavoratrici e dei lavoratori…Prosegue popi il documento ribadendo il valore centrale del lavoro nell’economia e nella società e ribadendo l’obiettivo primario della piena e buona occupazione.Per perseguire la quale occorreun cambio di paradigma economico e sociale con riforme radicali nelle regole e nelle politiche del lavoro come nel sistema produttivo e nel welfare. E ancora I valori comuni comuni delle tradizioni riformiste socialdemocratiche, cattolico-democratica e liberale – solidarietà, diritti e tutele, sicurezza e la stessa dignità del lavoro – vanno reinterpretati per contrastare le spinte alla frammentazione dei lavori, per dare risposte all’incertezze e alle disuguaglianze sociali indotte dalla concorrenza globale, per ridare senso allo sviluppo e al lavoro.

Da qui ne derivano l’importanza prioritaria della crescita,il fare leva sulla ricerca, sulla concertazione per arrivare a rivedere il concetto di flessibiliatotà, da distinguere dalla precarietà, per affermare che la forma normale del rapporto di lavoro deve essere quello a tempo indeterminato, garantendo per tutte le altre forme adeguate compensazioni sociali, assicurando il diritto alla riqualificazione e facilitando l’accesso ai nuovi lavori. Il documento affronta poi il problema dell’età pensionabile e quello della sicurezza. E finalmente arriva a parlare di modernizzazione e valorizzazione dei servizi pubblici, decisive per sostenere la crescita dell’economia…per rendere effettivamente fruibili a tutti i diritti sociali e di cittadinanza.In particolare è importante : rendere effettivo l’esercizio della responsabilità della dirigenza pubblica e garantire l’autonomia rispetto al potere politico; potenziare la formazione del personale a tutti i livelli…rendere effettivamente operanti i meccanismi premianti che valorizzino il merito e la competenza del personale a tutti i livelli, gestiti da una dirigenzasempre più qualificata e responsabilizzata…

Qui mi fermo. E’ evidente che i sapienti cervelli che scrivono queste cose mai hanno lavorato in un apubblica amministrazione. Perché nei fatti, nella pratica, non è così che funzionano le cose. E soprattutto non è continuando a favorire una disparità enorme nel trattamento economico tra i lavoratori che si ottengono risultati di efficienza e qualità. Non è affiodando a CANI da guardia che fanno il buono e il cattivo tempo nei posti di lavoro, stabilendo i premi e i castighi per i colleghi che si aumenta la produttività, ma , se mai, i risultati che ci si prefigge si raggiungono più facilmente estendendo ai diversi livelli le responsabilità in un processo di coinvolgimento e impegno partecipati che si raggiunge il miglioramento complessivo del lavoro, con naturalmente più equità nelle retribuzioni. Riguardo a questo ultimo aspetto un tempo il criterio quasi unico era quello dell’anzianità; criterio discutibile, se vogliamo, ma almeno aveva il pregio dell’oggettività e spesso anzianità di servizio significava maggiore competenza, più conoscenza ed efficienza, a vantaggio non solo degli ente ma anche dei colleghi…Adesso è tutto discrezionale e i dipendenti pubblici sono, di fatto, per quanto attiene gli avanzxamenti ecomomici e di carriera, degli ostaggi nelle mani dei dirigenti.

Siamo sicuri che quando un dipendente non rende “adeguatamente” le cause siano da addebitare al suo tasso di fannullagine e non all’incapacità dei dirigenti a metterli in condizione di lavorare al meglio? I contratti prevedono organismi esterni che dovrebbero giudicare l’operato dei dirigenti. In quanti enti pubblici questi istituti sono stati attivati. La verità è che i dirigenti degli enti sono diventatiuna numerosa casta autoreferenziale, retribuita lautamentre e, di fatto, irresponsabile. Voglio fare qualche esempio. E’ immaginabile che per rimuovere due dirigenti non più graditi sia stato possibile incentivare il loro pensionamento gartificandoli di 75.000 euro ciascuno?( Episodio realmente accaduto in un ente pubblico territoriale). Lo so, lo prevede il contratto dei dirigenti, ma queso è uno scandalo! Come è vergognoso che un dirigente di un medio ente guadagni dai 160.000 ai 200.000 euro e un quadro intermedio 20.000.

E’ evidente che nessuno affronta in termini di verità questi argomenti. Quando si afferma che il centrosinistra ha un problema con il cetro medio nessuno sembra volersi accorgere che in Italia esiste una questione retributiva, che una volta veniva chiamata questione salariale. Lo so i problemi sono tanti, da chi non ha il lavoro a chi neha uno precario e mal pagato. Ma esistono anche lavoratori che vicini ai quarant’anni di servizio vengono retribuiti con poco più di 1000 euro al mese e motissimi non arrivano neanche a questa cifra.

Voglio fare l’esempio degli insegnanti che, recentemente, dopo la polemica sollevata da Pietro Citati, che ha proposto di raddoppiare a tutti loro lo stipendio, hanno per qualche giorno attirato l’attenzione dei giornali. Su Repubblica del 4 luglio scorso, veniva riportata una tabella con gli stipendi degli insegnanti di vari paesi europei, Francia, Germania, Inghilterra, Spagna e Italia. Bene, prendendo solo l’esempio della scuola primaria ( ma vale anche per gli altri ordini scolastici, la secondaria di I grado e quella di II ), si nota subito che, a parte la Francia, negli altri paesi c’è sin dall’inizio dela carriera una notevole differenza: 33.116 euro in Germania, 25.560 in Inghilterra, 27.552 in Spagna; in Italia 20.885, uguale in Francia. Ma, dopo 15 anni abbiamo 27.297 in Francia, 41.209 in Germania, 36.916 in Inghilterra, 31.908 in Spagna. In Italia 25.226. A fine carriera 40.276 in Francia, 42.968 in Germania, 36.916 in Inghilterra, 39.903 in Spagna. In Italia 30.687. E il ministro Fioroni lancia la sua sfida: Premiamo la serietà e il merito!!Anche lui ignora la vera questione, che è quella retributiva. Ignora il ministro che gli insegnanti italiani sono quelli con lo stipendio più basso non solo all’inizio della carriera ma anche dopo! Ignora che il vero scandalo non è tanto lo stipendio iniziale ma la mancata progressione. Ignora soprattutto, lui come quasi tutta la classe dirigente di centrosinistra ( non parliamo della destra con Berlusconi che in TV ebbe il coraggio di dichiarare che le aspettative di vita dei figli dei lavoratori normali non possono essere simili a quelle dei loro figli! ) che non possiamo non porci il problema dell’uguaglianza. E uguaglianza non solo, cari Eugenio Scalfari e Aldo Schiavone , delle opportunità di partenza o di accesso alle tecnologie, ma uguaglianza sostanziale, quella retributiva.Se no di quale uguaglianza parliamo?

Rimuginavo queste cose e, finalmente!, leggo in un ‘intervista al ministro Bersani ( Repubblica, 11 luglio ): …E vi dico questo..c’è una rottura acuta tra la società e la politica.Ma c’è una spaccatura ancora più profonda tra la società e il centrosinistra…saltano i nervi, quelli che stanno al riparo si rinchiudono sempre più nelle casematte difensive, nelle caste corporative, nelle reti familistiche, nel capitalismo di relazione…produce reazioni anarcoidi e spinte centrifughe…Le idee unificanti diventano liquide, non fanno più presa. Tra queste io ci metto l’idea di uguaglianza, che invece per il centrosinistra rischia di spegnersi nella pura difesa dei simulacri delle vecchie conquiste…E ancora :questo centrosinistra è miope… non vediamo più ilpunto fondamentale: nell’occidente siamo il Paese in cui è più ampia la forbice tra i redditi, e in cui c’è meno mobilità sociale. Questa realtà deve diventare una vergogna, per chi dice di essere di sinistra. Già. Ma Bersani, per non spaccare i DS, non si candida alla guida del PD. Ma come, non dovevamo Ds, Dl e tutti gli altri “spaccarci” tutti per poi ricomporci nel PD ? Ma lasciamo stare questo punto che ci porterebbe fuori tema.

L’uguaglianza! E’ questo concetto che ci distingue la sinistra dalla destra. Lo aveva affermato con chiarezza Norberto Bobbio e adesso per andare dietro ai criteri della meritocrazia nessuno ne tiene più conto. Si badi bene : non si vuole affermare che non si debbano premiare le capacità, l’impegno, la bravura. Si vuole solo dire che tra uno bravo e un altro meno non ci possono essere le differenze retributive di oggi. Perché noi, noi del PD, dovremmo tner conto anche delle ragioni, dei bisogni di chi bravo non è…La nostra idea non è, non può essere, quella della società competitiva, bensì quella della società solidale e solidaristica, nella quale i più capaci certo devono emergere ma senza schiacciare, annullare gli altri che lo sono meno…Quindi più uguaglianza, meno ampia la forbice tra i redditi, cominciando a ridurre quelli dei parlamentari .

Mirendo conto che i problemi del mondo globale sono enormi ma non possiamo affrontarli ignorando i riferimenti ideali richiamati anche nel documento sul lavoro e, soprattutto, non pensiamo ri risolverli andando a prestito di concetti e idee che non sono mai stati e non possono essere nostri.

Giorgio Baudone


Qualunquismo e neo-qualunquismo

Si riporta un articolo di Umberto Eco pubblicato sull'Espresso del 14 settembre e ripreso dal sito libertaegiustizia.it, a proposito di uno dei temi discussi ieri sera:


La partecipazione al 'Vaffanculo Day' organizzato da Beppe Grillo ha riacceso la discussione se vari sintomi di disaffezione e sfiducia nei confronti della classe politica rivelino la rinascita del qualunquismo. Non credo che la crociata ormai decennale di Grillo contro tutti possa essere definita qualunquismo, perché caso mai si tratterebbe di una sorta di neo-savonarolismo laico. Il problema è quello della gente che partecipa con lui, e persino di quelli che lo vanno a sentire per puro divertimento, perché se si divertono è perché viene sollecitato pur sempre qualche loro rancore profondo. D'altra parte le 150 mila copie (sino a luglio, che poi se va bene diventano 300 mila lettori) di 'La casta' di Stella e Rizzo non sono noccioline: tutti quei lettori che si interessano a come vengono spesi e sprecati i soldi pubblici, non sono gente che vuole soltanto divertirsi. È gente che cerca materia alla propria indignazione o almeno alla propria insoddisfazione nei confronti della classe politica e degli amministratori degli enti pubblici.

Ma si tratta di 'qualunquismo'? Il qualunquismo storico (lo racconto ai giovanissimi) nasce quando nel dicembre 1944 (nella Roma già liberata, ma mentre i fascisti dominano ancora l'Italia del nord), Guglielmo Giannini fonda un giornale, 'L'uomo qualunque', che già nel 1945 raggiunge le 850 mila copie di tiratura (tantissimo per quei tempi) sino a che nel 1946 dà origine al movimento omonimo che manderà ben 30 deputati alla Costituente. Che poi il movimento da un lato venga strumentalizzato dalla Democrazia cristiana e infine si smembri andando a ingrossare le file del partito monarchico e del neonato Movimento sociale, ci dice soltanto che il suo richiamo catalizzava i malumori dei vecchi fascisti epurati e di chi, uscito frastornato da vent'anni di dittatura, non riusciva a capire né la dialettica tra partiti diversi, né la retorica post-resistenziale che chiamava tutti a un pronunciamento ideologico. Era insomma il movimento dei 'vaffanculo' dell'epoca, ma per ragioni del tutto diverse da quelli odierni.

Infatti quel movimento rappresentava una reazione allo choc di una vita democratica ancora ignota, mentre questo rappresenta una disaffezione verso una vita democratica a tutti nota e (pareva) accettata. Quello era una malattia infantile della democrazia italiana, e infatti non ha avuto un successo veramente significativo perché gli si opponevano i grandi partiti di massa (Democrazia cristiana, Partiti comunista e socialista) che suscitavano l'entusiasmo e l'impegno dei cittadini. Invece il neo-qualunquismo non rappresenta il rifiuto a priori di una dialettica democratica (che i settatori dell'Uomo Qualunque rifiutavano prima ancora di averla conosciuta). Esso rappresenta la sindrome di delusione nei confronti della classe politica da parte di chi in quella dialettica ci credeva. Il primo riguardava una minoranza di 'malati' che non potevano inquinare il corpo sociale più di tanto, il secondo rappresenta o annuncia una malattia (incipiente) del corpo sociale nella sua totalità.

Non posso (e non so) analizzare tutti i motivi di questa disaffezione, ma vorrei dire quello che ho letto sui quotidiani o visto al telegiornale nelle ultime settimane, quando siamo stati avvisati ogni giorno che il governo intendeva diminuire le tasse. Ora un governo che dice a più riprese che diminuirà (al futuro) le tasse, certamente non le ha diminuite, e pazienza, perché potrebbe (come in parte ha fatto) spiegare perché ancora non può farlo. Ma ripetere ogni giorno che le tasse saranno diminuite induce in chi legge o ascolta due (e solo due) interpretazioni possibili: una, che il governo 'non' ha diminuito le tasse (altrimenti non userebbe il futuro), due, che ha aumentato le tasse, e proprio per questo si affanna a ripetere che poi le diminuirà.

Perché un governo scelga questo modo di comunicare ai suoi elettori, mi rimane dolorosamente oscuro, ma ammetto che la colpa non sia del governo bensì dei mass media che (anche quelli di sinistra) esageravano questi annunci letali per le sorti del governo, pur di vendere qualche copia in più. Dal canto proprio l'opposizione berlusconiana, a cui si può rimproverare tutto meno che di avere un senso preciso di come vendere frigoriferi in Groenlandia, è stata presente in ogni telegiornale concludendo ogni suo intervento con "e intanto il governo ha aumentato le tasse". Il che era falso, ma si sa che il falso vende meglio del vero.

Naturalmente se all'opposizione, che ripeteva che le tasse sono aumentate, le fonti governative avessero risposto che non è vero, forse la gente avrebbe capito che si opponevano due tesi, e avrebbe cercato di ragionare con la propria testa. Ma le fonti governative erano troppo occupate a parlare della diminuzione futura. Naturalmente non tutti i cittadini sono degli sciocchi e capiscono benissimo quello che ho appena detto. Ma è proprio questo, sentirsi avvolti da una rete di bugie e di goffaggini, che fa diventare se non qualunquisti storici almeno neo-qualunquisti.


giovedì, 13 settembre 2007

Lunedì 10 settembre 2007/Comitato per il Partito Democratico di Castelnuovo Magra


Per una sintesi

Il Comitato per il Partito Democratico di Castelnuovo Magra, all'indomani delle assemblee di frazione e dell'assemblea cittadina tenutasi lunedì 3 settembre, nel percorso verso il 14 ottobre, ha deciso di dar forma a un documento che sintetizzi le riflessioni elaborate al suo interno, nello spirito indicato dalla circolare del Comitato Nazionale 14 Ottobre che, parlando dei Comitati Provinciali, li invita ad avviare “ la fase costituente nei territori”.L'auspicio è che esso possa contribuire ad aggregare a livello locale le persone che dovranno misurarsi in questa impresa eccezionale che è il dar vita al PD, un partito chiamato a rinnovare la politica italiana.

1)L'esigenza di dar vita al PD nasce dalla consapevolezza della profonda crisi della politica nel nostro paese, che ha generato scetticismo , rabbia, rassegnazione nell'opinione pubblica; al punto di far parlare di “emergenza democratica”. Il PD non nasce per garantire la sopravvivenza di una classe dirigente. Nasce per rigenerare la democrazia in Italia. Non è un'operazione di “maquillage” politico, non risponde ad un'esigenza estetica, ma ad un'esigenza democratica. E' essenziale che i cittadini ritornino a sentire la necessità e la possibilità di una reale partecipazione, sapendo di poter contare,di essere determinanti nel “concorrere a determinare la politica nazionale “ (art 49 della Costituzione)

2)Perché questo accada,il PD deve essere un partito nuovo. Partito: luogo che accoglie le istanze e le domande della società, facendosene portatore presso i livelli decisionali ed esecutivi. Nuovo: perché privo dei vizi che hanno allontanato le persone dalla partecipazione.

Nuovo: soprattutto nelle regole, tra cui riteniamo fondamentali le primarie per la selezione della rappresentanza dei cittadini a tutti i livelli, in base alla qualità della politica, alle competenze, all'esperienza e allo spessore etico, senza distinzione di sesso o di età, senza discriminazioni nei confronti di alcuno; dovranno essere garantiti gli spazi, a parole tanto celebrati, alle donne e ai giovani. Quindi vanno rifiutati i doppi, tripli incarichi; gli incarichi a vita e il perpetuarsi della nomenklatura, regolando il numero dei mandati.

3) un partito giovane? Non vogliamo confondere la giovinezza politica con quella anagrafica; ci sono giovani, soprattutto in politica, che sono già vecchi nella logica che li guida, sopraffatti come sono dalle preoccupazioni per la carriera pluridecennale che li attende in futuro. Per questo condividiamo una frase di R. Kennedy, ricordata da Barak Obama davanti agli studenti dell'Università de Massachussets (02.06.06) “Il mondo ha bisogno delle doti della gioventù; che non è una stagione della vita,ma una categoria del pensiero, una forza di volontà, una dote dell'immaginazione, una predominanza del coraggio sulla timidezza, un desiderio di avventura che prevalga sull'amore per le comodità”.

E tuttavia non tutto ciò che appartiene al passato è vecchio.il PD saprà fondare il suo carattere di partito nuovo con tanta maggiore forza, quanto più sarà in grado di vederne e di rivendicarne i legami col passato. Con ciò che di buono, di incisivo la politica in passato ha pur conosciuto:la disponibilità a porsi in una logica di bene comune, di partecipazione, di solidarietà.

La politica non può fare a meno della giovinezza, ma non è attraverso la cooptazione che potranno emergere le personalità di cui il nostro paese ha bisogno.

3) i nostri riferimenti ideali sono espressi chiaramente nel Manifesto per il PD che afferma: “Intendiamo partecipare allo sviluppo del modello sociale europeo, rilanciandone i due principi ispiratori: la valorizzazione dell'iniziativa , dei talenti e dei meriti; la promozione di un tessuto sociale solidale...”

Il PD, come dice Giacomo Vaciago, in un'interista a “Europa” del 24/07/07, deve saper “conciliare equità e merito”, in quanto uno dei suoi principali compiti è quello di rifondare eticamente la politica e di dimostrare che è possibile far corrispondere alle parole i fatti.

Del tutto attuale, quando si parla di riferimenti ideali resta la nostra Costituzione; vi troviamo la centralità della persona, il principio di uguaglianza, il diritto-dovere al lavoro, la solidarietà fiscale, il ripudio della guerra, la laicità dello stato, il rifiuto dell'agnosticismo etico dello stato, il federalismo, il carattere parlamentare della repubblica.

4)il discorso sui valori non è un discorso superfluo per un partito politico, soprattutto se questo partito è nella sua fase embrionale. E' importante, a tal proposito ricordare la distinzione tra partito e governo: il partito è la sede dell'ascolto, dell'osservazione e dello studio delle esigenze, della loro elaborazione, secondo determinati principi, in un insieme di obiettivi; il governo e l'amministrazione della cosa pubblica sono le sedi della mediazione, del compromesso (inteso non come spregevole atto di opportunismo, ma come frutto di un incontro “alto”, che tenga conto anche delle istanze degli altri, per realizzare insieme quanto è nelle possibilità, dato un certo contesto)

5)Tra gli obiettivi più importanti che il PD deve darsi,quelli prioritari ci sembrano i seguenti:

ridare forza e credibilità alle istituzioni dello stato e della politica. Perché tra cittadini e istituzioni si colmi quel vuoto che genera ciò che passa attualmente sotto il nome di “antipolitica”. Limitarsi a catalogare questo fenomeno come qualunqiuistico serve a poco. Nell' ”antipolitica”, ci sono anche una protesta e una richiesta di rispetto da parte dei cittadini; un sempre maggior numero di essi percepiscono nei “politici” non più coloro che sono stati deputati a rappresentarli, ma una casta a sè stante che opera a suo proprio vantaggio, lontana dai problemi e dagli interessi dei più.Un recupero di questo malcontento, che ampliandosi, potrebbe sfociare in una deriva populista, non è cosa che il PD possa ignorare.Tale recupero potrà avvenire solo se le istituzioni parlamentari, di governo e di partito si dimostreranno capaci di dar forma a un'azione basata su principi condivisi e sulla massima trasparenza. I cittadini saranno maggiormente disponibili a sentirsi coinvolti nella cosa pubblica, quanto maggiormente le istituzioni sapranno dimostrare consequenzialità tra leparole e i fatti. Lo spettacolo del detto e del contraddetto, il ridurre ogni affermazione ad opinione soggetta a cambiare secondo dell'esigenza del momento e dei propri interessi, la sottovalutazione dei fatti e il rifiuto di un bilancio critico su quanto si è fatto per favorirli o per impedirli;le promesse fatte già sapendo che non verranno mantenute; rispetto a tutto ciò, il PD è chiamato a dar segni di profonda discontinuità

Tagliare i costi della politica e ridurre i membri del governo, dei parlamentari, dei consigli regionali. Siamo contro gli sprechi.La riduzione della spesa deve procedere, a nostro giudizio, di pari passo con la sua qualificazione . La politica costa. Il suo prezzo è garanzia di democrazia, ma deve costare il giusto. Se è vero che tutti devono pagare le tasse (seguendo un criterio di giustizia sociale e di progressività nella contribuzione- art. 53 della Costituzione-), è anche vero che ogni euro pubblico gettato al vento è un furto che avviene alle spalle dei cittadini. Pagare le tasse appartiene ai doveri del cittadino; il dovere di chi li amministra è di investirli in suo favore, seguendo principi di equità e di efficienza.

contrario6) Queste esigenze, largamente presenti nel paese, dovranno guidare le scelte politiche sia a livello nazionale che a livello locale. Il fatto che il PD si configuri come partito federale, favorisce lo sviluppo di una maggiore attenzione ai singoli territori, talmente differenziati, in Italia, da determinare localmente una varietà elevata di problemi e necessità. A differenza, quindi, dei partiti con una forte connotazione centralistica il PD giocherà la sua scommessa in gran parte nella dimensione locale, con le sue relative componenti economiche, sociali, culturali e ambientali. Ci auguriamo che il PD sappia essere Federale nei programmi e Universale per quel che riguarda i principi di fondo e le linee guida. Un partito che pur ponendo attenzione alle peculiarità regionali, contribuisca a un rafforzamento del senso civico e di appartenenza nazionale.

Il Comitato per PD di Castelnuovo Magra si augura che in tutti i collegi elettorali delle primarie, compreso il nostro, sia presente la varietà di liste necessaria a rappresentare il ventaglio di esigenze, di approcci, di sensibilità, che sono presenti nel nostro elettorato; le posizioni diverse, le contraddizioni, non debbono spaventare, né essere sottovalutate. Ci sono. Bisogna offrire al popolo delle primarie la pluralità di scelta, che gli consenta di sentirsi rappresentato. Il Comitato è profondamente convinto che in questo momento qualsiasi politica che tendesse a escludere dalla rappresentanza, sarebbe una politica fallimentare; ritiene al, che soltanto la pluralità di riferimenti, nomi, figure, favorisca e garantisca una politica inclusiva e partecipata. All' interno di essa, saranno i cittadini a decidere e a contare.

giovedì, 6 settembre 2007

Da un membro del comitato

Cari Lettori,
mi chiamo Manuele Micocci, ho ventisei anni sono uno dei numerosi studenti universitari,
che ha scelto di integrare il proprio percorso di studio con l’esperienza del Servizio Civile
Nazionale. Sono ben 45000 i volontari del S.C. in italia che sostituiscono i precedenti obiettori “sottoprodotto” della leva militare obbligatoria. Nel 2001 quando si costituì l’Ufficio Nazionale per il Servizio Civile si temeva di non poter raggiungere il numero di volontari sufficiente per poter sostituire l'egregio lavoro svolto dagli obiettori.

Poi il precariato l’impossibilità di poter usufruire tutti del diritto allo studio, ha dato vita ad un nuovo esercito di ragazzi e ragazze di età compresa tra i 18 e i 28 anni, che sopravvivono per 12 mesi con un rimborso spese di 433 euro al mese.
Ho scelto di candidarmi a Rappresentante Regionale per poter difendere questa categoria di miei coetanei e portare le loro istanze nelle segreterie dell’Ufficio Nazionale.

Poi a Maggio la convocazione da parte dei DS e Margherita per partecipare a questa interessante iniziativa il Comitato per il Partito Democratico, 21 membri equamente divisi 7 Ds 7 Margherita e 7 membri della società civile, privi di una tessera politica ma con tanta voglia di cominciare e dire la propria. Una scommessa, che ha messo in campo diverse esperienze di vita politica, sociale senza alcun limite gerarchico, anagrafico, un gruppo di lavoro speranzoso di sostenere la nascita del Partito Democratico per l’Italia.

Ciò che più mi sconvolge è la persistenza nella politica italiana di far prevalere i dualismi, la volontà continua di dividere e di sminuire ogni tentativo di aggregazione.
Spesso si fa riferimento ai grandi movimenti popolari degli anni 70 quasi non si potesse ricreare più quello spirito di unione che li contraddistingueva.
Io credo nei corsi e ricorsi storici e penso che i tempi siano maturi per poter realizzare un Partito Democratico, che nasce dall’incontro di due volontà Ds e Margherita e che si apre alla partecipazione dei cittadini impegnati nel mondo del lavoro, della cultura,del volontariato e dell’associazionismo, bisogna riconoscere l’intelligenza dei due direttivi capaci di interpretare questo periodo come maturo per poter investire sull’incontro tra esperienze pregresse e nuove affinchè tutti possiamo portare avanti un progetto, che dia voce a chi finora non ha fatto politica con l’appoggio e l’ausilio di chi invece da anni sostiene degli ideali di centro sinistra ben espressi e sintetizzati nel Manifesto per il Partito Democratico.

Il mio augurio è che la questione nata in questi giorni sul ruolo dei nuovi e sul lavoro dei più esperti, finisca al più presto poiché oggi gli uni sono strettamente legati agli altri.
Abbiamo bisogno di una politica costruttiva non demolitoria e critica, priva di personalismi e protagonisti.

Dipende da noi rendere il Partito Democratico aperto a tutti, iniziare da oggi un nuovo cammino
senza dimenticare i meriti di questi due partiti Ds e Margherita che in un periodo così difficile
hanno messo in discussione la propria storia per il bene comune.

E’ tempo di sostituire l’aggettivo “nuovo” a “normale”, discutere con normalità dei grossi problemi che affliggono il nostro paese e realizzare un’armoniosa costituzione di un Partito Democratico che viste le premesse contribuirà positivamente alla riforma dello stesso