venerdì, 18 aprile 2008

TRE GIORNI DOPO

Voglio prima di tutto un ringraziare Walter Veltroni per tutto quello che ha fatto in questa impegnata e impegnativa campagna elettorale. Ringraziarlo per la dignità e l’equilibrio con cui l’ha condotta e per la scelta fondamentale che l’ha caratterizzata, quell’”andare da soli”, che ha poi determinato nei fatti una vera e propria riforma parlamentare, ancor prima che una legge l’ abbia codificata, della quale è lui a portarne il principale merito.

Mi sono impegnata nel PD sin dall’inizio, senza appartenere veramente a nessuno dei due partiti di riferimento.Ho condiviso fino in fondo l’esigenza di rinnovamento che dopo le primarie, attraverso la figura di Veltroni, si è fatta ,in modo più preciso, indicazione politica. Ho patito le resistenze dell’apparato di fronte all’impostazione diversa con cui egli ha voluto caratterizzare il nuovo soggetto politico.Ho temuto per la prova precoce che abbiamo dovuto affrontare , tra i mugugni suscitati dal metodo assai imperfetto con cui si è arrivati a determinare le regole del PD, rimaste peraltro in sospeso.

Tutti ci aspettavamo,comunque, dopo la campagna elettorale che ha condotto, dopo quelle piazze partecipi e piene, un risultato migliore. C’è un paradosso nei risultati complessivi ottenuti, che ho già segnalato nella mail che ho inviato a qualcuno di voi. Di solito chi inizia e si fa paladino di un processo riformatore, sull'innesto di questo processo o vince o perde.In questo caso ha vinto chi ha dovuto rincorrere e il protagonista non ha perso. Perchè se è vero che queste elezioni sono state stravinte da Berlusconi e dalla Lega, è anche vero che il nostro risultato non lo si può minimizzare. Certo, anche numericamente si pensava di raccogliere di più,ma è vero che siamo partiti da un handicap di 22 punti percentuali ,determinati dall’impopolarità del governo Prodi, che pure tante cose egregie ha fatto.E oggi abbiamo i Italia una forza riformista del 33%.

L’imprevisto crollo della sinistra radicale,poi, pone il PD in una situazione per molti aspetti imprevista . L’elettorato ci ha posizionato a sinistra: noi siamo ormai “la sinistra “in Italia.Se , per qualsiasi motivo, il PD si rivelasse non all’altezza del compito, prenderebbe forma quel “paese migliore” che tanto piacerebbe a Berlusconi. Pensavamo ad una collocazione intermedia tra la sinistra radicale e il centro-destra berlusconiano.In funzione di ciò abbiamo fatto l’immane lavoro culturale, ancor prima che politico,e non completamente condiviso all’interno del partito, di porci come luogo della mediazione, capace di far incontrare attorno ad un progetto di governo per il bene del paese, le diverse anime del riformismo italiano, le diverse classi sociali, le diverse generazioni( per i detrattori tutto ciò si chiama maanchismo).Ma in quella che pensavamo fosse la nostra posizione e la nostra funzione, si è andata a collocare l’UDC di Casini

Ora, il problema è questo: visti questi mutamenti strutturali, nella composizione del parlamento italiano, visto il realizzarsi della sospirata semplificazione del quadro politico italiano, ma visto anche che si è realizzata in modo diverso da quanto ci aspettavamo, non sorgono problemi di identità e di coesione, ancora più acuti che nel nostro breve passato?

Mi chiedo ad esempio, visto che della sopravvivenza o della sparizione della sinistra in Italia ci hanno investito gli elettori: avremo sufficienti strumenti, sufficiente forza ,sufficiente identità, per affrontare questa grande responsabilità? Tutte le componenti (sociali, culturali, politiche)che sono state coinvolte nel progetto di una nuova stagione, saranno tutte parimenti interessate a farsi carico di questo compito? E d'altra parte quello che abbiamo ipotizzato ci ha così caratterizzato, che è pensabile di accantonarlo?Con quali possibili forze centrifughe avremo a che fare?

Questi mi sembrano i problemi poitici più importanti che ci stanno davanti. Oltre a quelli legati alle nostre (in)capacità di leggere ed interpretare la realtà del nostro paese.Se penso ai personaggi della destra italiana, non riesco a capacitarmi della loro strepitosa vittoria. E il mio stupore è quello di molti appartenenti al nostro schieramento.Per cui si rischia sempre di cadere nell’errore di giudicare questo paese invivibile, non alla nostra altezza,vittima delle campagne pubblicitarie, privo di senso civico.Chi ha il senso dell’ironia, pensa alla fuga in Spagna. Ma ormai deve essere assodato che ( se pure qualche problema culturale, ancor prima che politico in Italia c’è e lo abbiamo ben presente qui a Castelnuovo),se la gente non ci accorda la fiducia che ci aspettiamo, siamo noi a sbagliare.E la sorpresa che bene o male ci coglie sempre, nel veder vincere il Carroccio (quello delle armature di Pontida) o il Cavaliere(quello delle battute senili sulle donne)sta a significare una sola cosa:non sappiamo capire la realtà che ci circonda.

Noi abbiamo messo al centro il problema del precariato; loro lo hanno minimizzato o irriso.Noi abbiamo esplicitamente rifiutato i voti delle mafie;loro hanno esaltato Mangano.Noi abbiamo promesso spazio ai giovani e ci siamo impegnati per il rinnovamento;loro hanno rivendicato la necessità della continuità;nio abbiamo puntato sulla crescita e lo sviluppo; loro sul momento difficile e la necessità di misure impopolari.

Noi abbiamo galvanizzato il nostro elettorato;loro hanno vinto le elezioni.

Forse bisognerebbe metterci tutti a studiare, metter su una bella scuola di partito, rivisitata rispetto al passato,dove chi vuole, possa trovare un’opportunità di formazione e informazione , non per chiudersi in una dimensione intellettuale, ma per essere presenti con maggior consapevolezza nel mondo reale , che in questo momento a noi della sinistra,in diversi suoi aspetti essenziali sfugge. Ma poi mi dico da sola cheforse lo studio non c’entra,che tanto vincono quelli che fanno a chi la spara più grossa.

Tuttavia, al di là dei risultati di queste elezioni,condividerei quanto scrive Ezio Mauro, sulla Repubblica del 16 aprile. Anche noi, come qel giornale, abbiamo “una certa idea dell’Italia, diversa da quella oggi dominante, un’idea certo di minoranza e che tuttavia secondo noi merita di essere custodita e preservata”.

“Oggi dominante”.Come partito, dobbiamo lavorare affinchè quell’Italia , quella che piace a noi,diventi maggioritaria. Dipenderà da noi, dalla convinzione con cui affornteremo il nuovo scenario e dalle capacità di muovercisi con le giuste competenze e il giusto metodo,ma non solo; dipenderà anche da come si comporteranno i nostri avversari,una volta formato il nuovo governo.Un'epoca, quella iniziata col '68, è davvero finita e un ciclo,quello della transizione, evidentemente deve ancora concludersi.Noi dobbiamo lavorare affinchè si concluda nel più breve tempo possibile e per rafforzare il PD e la sua identità.

Walter Veltroni, rappresenta tutti coloro che vogliono dare credibilità e dignità alla politica ; invito quindi tutti quelli che hanno a cuore il PD a riconfermare, senza esitazioni la sua leadership e a permettergli di proseguire il suo lavoro, e di portare a compimento lo statuto del partito.Spero che ora non comincino i balletti di corridoio e che i dirigenti sappiano mantenere ,con le persone che sono coinvolte nel progetto del PD, un rapporto puntuale e trasparente, teso a delineare i problemi e a indicarne le possibili soluzioni, favorendo la discussione e la partecipazione,in modo che tutti si sentano coinvolti .Mi sembra questo un potente fattore unificante, capace di creare le istanze identitarie forti e condivise di cui abbiamo bisogno per affrontare questa nuova e complessa fase, che ci vedrà , da una posizione inedita, protagonisti dell’opposizione.